Il Milan 2005-06 era lanciatissimo: era in piena lotta Scudetto con la Juventus e aveva eliminato un fortissimo Lione nei quarti di finale di Champions League. Ma nel sabato di Pasqua, il giorno dopo la vittoria nel Derby grazie al gol decisivo di Kaladze, inizia a circolare una notizia subdola, insidiosa. Pippo Inzaghi, che si era preparato al massimo ed era tirato a lucido per la semifinale di andata contro il Barcellona a San Siro, ha la febbre.
E non è una febbre qualsiasi. È la febbre della tonsillite che di tanto in tanto arriva a tormentarlo. Niente da fare, contro Ronaldinho gioca Alberto Gilardino che gioca bene ma che colpisce il palo nel momento topico della partita. Poi al ritorno, al Camp Nou, il Milan si batte ma il gol annullato a Shevchenko non consente ai rossoneri di rimontare il gol segnato da Giuly all'andata. Al Camp Nou, Inzaghi aveva giocato ma ancora debilitato.
Quattro giorno dopo, al termine di Milan-Livorno 2-0 del 30 aprile 2006 con doppietta di Inzaghi, il rimpianto del Milan era proprio quello: non aver potuto utilizzare Inzaghi nella prima sfida con il Barcellona. Quando è uscito dal campo dopo la doppietta che ha steso il Livorno, Ancelotti l'ha abbracciato dicendogli: "Mannaggia la tonsillite".
Infatti senza la febbre e senza la gola arrossata, Pippo avrebbe guidato l'attacco rossonero anche nell'andata della semifinale di Champions e forse il destino sarebbe stato diverso. Un Inzaghi così, ritrovato in pieno dopo mesi di sofferenza per i problemi alla caviglia, un giocatore spietato, micidiale negli ultimi dieci metri, sarebbe servito eccome. In ogni caso, dopo l'eliminazione di Barcellona, quattro giorni dopo il Milan tornava a qualificarsi per la successiva edizione della Champions League grazie al 2-0 sui toscani.
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