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22 novembre 2025

INTER-MILAN: OPPONENT REVIEW

Uno sguardo attento alle caratteristiche della squadra di Chivu

I Derby non si giocano, si vincono. A parte la frase a effetto, per vincerli i Derby bisogna giocarli. E bene. Determina il campo, così come la preparazione della gara. È un Derby abbastanza misterioso, il primo stagionale dopo la sosta per le Nazionali, con in panchina allenatori diversi dai predecessori e pure fra loro. Un Inter-Milan importante: proviamo a decifrarlo, aspettando il calcio d'inizio in programma domenica 23 novembre alle 20.45 a San Siro, analizzando nei dettagli l'avversario dei rossoneri di Mister Allegri grazie alla nostra Opponent Review.

Cominciamo fotografando lo stato delle cose: l'Inter è in vetta al campionato (al pari della Roma) a quota 24 punti. In mezzo a successi spesso perentori, qualche passo falso doloroso tendenzialmente nei big match. I nerazzurri, a parte lo scivolone a Napoli, non perdono colpi da metà settembre. In Serie A e in Champions League, dove sono nel gruppetto di testa a punteggio pieno (12 punti) sulla scia di un calendario finora non complicato ma nemmeno banale da incrociare col doppio impegno.

LA VERTICALITÀ DI CHIVU ESALTA L'ATTACCO, MA LA DIFESA SCRICCHIOLA
A leggere la formazione, sembra non essere cambiato praticamente niente dall'approdo di Chivu. La base è rimasta la stessa, i leader e i ruoli restano lampanti, il gioco non ha cambiato principi apportando comunque una modifica evidente: l'Inter ha ridotto il palleggio per essere maggiormente verticale. Questione di pressing: quella nerazzurra è la squadra che ha effettuato più conclusioni in seguito a un recupero offensivo (19), ed è prima anche per gol da questa circostanza (4). L'indice PPDA staziona a 10.4, solo Roma e Como pressano più alto. Questione di forza offensiva: l'Inter ha nettamente il migliore attacco del torneo (26 reti) e in generale ha tentato più conclusioni (199). Dalle 172 sequenze su azione di almeno 10 passaggi, 49 sono terminate con un tiro o un tocco in area avversaria (record nella Serie A 2025/26).

Il prezzo per un atteggiamento molto propositivo e cinico lo paga il reparto arretrato. Seppur l'Inter abbia concesso meno conclusioni (100) rispetto alla compagnia, i gol subiti sono già 12. Un dato negativo - la Roma 5, il Como 6, il Bologna 8, il Milan 9 - sapendo che la Serie A premia particolarmente le difese accorte. La coperta per ora regge, ma rischia di essere corta nel medio periodo. Non è probabilmente un caso che i nerazzurri non abbiano ancora pareggiato, va però sottolineato che arrivano da un doppio clean sheet di fila in casa, tenendo la porta inviolata con Fiorentina (3-0) e Lazio (2-0). Una retroguardia di esperienza, aggiornata con Akanji, ma non proprio impermeabile.

ATTACCO AL POTERE, ÇALHANOGLU RINATO, DIMARCO AL TOP
Se l'Inter si permette di aumentare il proprio essere verticale, in gran parte lo deve al grande miglioramento del potenziale in attacco. Agli intoccabili Martínez e Thuram si sono avvicinati Bonny ed Esposito, giovani che si sono integrati alla perfezione nella parte: Bonny è a 4 gol e 4 assist, Esposito è in grande spolvero e sta assaporando in largo anticipo la Nazionale maggiore, segnando di recente sia in Moldavia che alla Norvegia. Ma certamente i singoli di riferimento rimangono Martínez e Thuram: l'argentino ha realizzato 9 gol nel Derby di Milano (potrebbe arrivare in doppia cifra aggiungendosi a Shevchenko, Meazza, Nordahl, Nyers, Ibrahimović e Candiani) e ha anche fornito 3 assist vincenti contro i rossoneri (come contro lo Spezia, record personale); il francese ha usato la pausa per recuperare dal problema muscolare che lo ha costretto ai box per un mese.

La regia è salda nei piedi di Çalhanoğlu. Chiacchieratissimo in estate, da probabile partente si è riscoperto imprescindibile. Ha ripreso energia, è il cuore pulsante della mediana, tecnicamente determinante. Una macchina smista palloni con licenza di rifinire e concludere, un vero jolly. L'arrivo di Chivu ha rivitalizzato anche Dimarco, tornato a brillare di condizione e a incidere: a oggi ha mandato 32 volte un compagno al tiro, meno solamente di Thomasson nei top-5 campionati europei (al pari di Güler e Mbappé). Fascia sinistra in rampa di rilancio, però a destra peserà l'assenza di Dumfries.


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