I protagonisti della prima Coppa dei Campioni vinta dal Milan di Silvio Berlusconi si sono ritrovati oggi nella splendida cornice dell'Auditorium di Banco BPM a Milano per la presentazione del libro "La Coppa degli Immortali" in cui Arrigo Sacchi racconta a Luigi Garlando, firma de La Gazzetta dello Sport, l'entusiasmante avventura del Milan nella Coppa dei Campioni 1988/89. A 30 anni dal trionfo, il Profeta di Fusignano apre per la prima volta i suoi diari segreti, sui quali ha annotato programmi di allenamento e commenti su calciatori e partite.
GUARDA LA GALLERY CON I MIGLIORI SCATTI DELLA SERATA
La "scatola nera" della squadra eletta dalla Uefa come la più forte della storia. Attraverso ricordi, aneddoti e appunti inediti, il libro ripercorre così la conquista della coppa più amata dai tifosi rossoneri: dalla nebbia di Belgrado, ai cinque gol al Real Madrid, fino all'apoteosi di Barcellona, con i quattro gol segnati alla Steaua di Bucarest da Gullit e Van Basten e l'indimenticabile esodo dei 90 mila.
Durante l'evento organizzato dal Major Partner di AC Milan si sono susseguiti vari interventi, a partire dall'ex presidente Silvio Berlusconi che ha voluto raccontare l'idea che c'era dietro quella stagione ricca di successi:
Pensavamo che la squadra dovesse essere preparata dal punto di vista intellettuale ed emozionale. Vincere, convincendo e mostrando sempre grande rispetto per gli avversari. Volevamo indurre in ogni calciatore la speranza fondata di raggiungere i traguardi: vincere Scudetto, Coppa dei Campioni e Coppa del Mondo. Risultato raggiunto con una società che divenne per tutti una famiglia, in cui ognuno di noi riusciva a esprimere il meglio di se stesso.
Anche l'ex amministratore delegato rossonero, Adriano Galliani, tra gli ospiti della serata, ha voluto ricordare l'entusiasmante avventura del Milan nella Coppa dei Campioni 1988/89 con un aneddoto sulla trasferta di Belgrado:
Tra la prima e la seconda partita, dopo la sospensione per nebbia, scoprimmo che gli aerei privati in Jugoslavia non potevano atterrare. Solo quelli svizzeri potevano. Trovammo un aereo bielica, facemmo arrivare il fisioterapista personale di Gullit, senza il quale non avrebbe voluto giocare. Arrivai col fisioterapista in albergo, cominciò a manipolare Ruud in hotel, che entrò dalla panchina sostituendo Donadoni. Fu una partita incredibile. E riscese la nebbia, ma dopo che avevamo già vinto ai rigori.
È stata poi la volta del protagonista della serata, Arrigo Sacchi, che ha parlato dello scetticismo che aleggiava attorno a lui quando iniziò la sua avventura in rossonero:
Ero abituato allo scetticismo: io non ho avuto un passato da calciatore, ma chi non ha passato può avere futuro. Ho avuto la fortuna di trovare società pazienti, sinonimo di grande conoscenza.
Per stare al Milan bisognava avere l'etica del collettivo: il calcio non nasce dai piedi, nasce dalla testa e volevo uomini e persone affidabili. Era un gruppo straordinario quel Milan, persone per bene che davano sempre il massimo. Dicevo di "Vincere, convincere e divertire" in un Paese che diceva solo "vincere".
In chiusura anche l'ex Capitano e ora Brand Ambassador rossonero, Franco Baresi, ha voluto raccontare cosa è stato per lui e per il Milan Arrigo Sacchi:
Ricordo gli inizi con Sacchi, eravamo tutti curiosi e un po' prevenuti nei confronti del Mister. Tutti noi, gli artefici di quel Milan, ci accorgevamo ogni giorno che qualcosa stava cambiando. Il Mister è stato bravissimo a trasmetterci la cultura del lavoro: attenzione e intensità in allenamento. Tutti insieme - società, allenatore, dirigenti e giocatori - siamo diventati quel grande Milan: un grandissimo gruppo italiano con tre super olandesi. Il Mister è stato importantissimo nel trasmetterci un concetto fondamentale: la squadra era l'importante e non il singolo.